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Immagine del redattoreEmanuele

Yify Zhang “Hallelujah” - Il suono autentico e profondo dell’indie


Un sound elettro-etereo accompagna l’ascoltatore per tutta la durata della traccia, la pasta vocale di Yify è molto pregnante, ma in Hallelujah si impone con un portato emotivo di enorme rilevanza grazie all’alternanza, ricorrente nella sua opera, di strofe sussurrate e sensuali con altre in cui lascia scorrere tutta la sua espressività drammatica, come nel ritornello che risulta assolutamente memorabile



Grande successo di critica e di pubblico


Yify Zhang è un'artista di musica pop cinematografica. Il suo suono è atmosferico e fonde l'acustica elettronica con la scrittura personale. Come descrive Vents Magazine: "combinando suoni organici, produzione elettronica e uno stile di scrittura di canzoni che sembra fin troppo personale, Yify crea un paesaggio sonoro crudo e lussureggiante che sembra una collaborazione tra un compositore di film e un cantautore pop".


La sua missione è fare musica che ricordi alle persone che sono amate, per creare paesaggi sonori in cui gli ascoltatori possano perdersi.


È stata recensita da Vents Magazine, CelebMix, The Drunken Coconut, IndieGuru, AVA Live Radio e York Calling tra le altre pubblicazioni.


Yify si ispira a una serie di artisti: da autori di canzoni come Sia, Aurora, Onuka, Lana Del Rey a compositori strumentali come Nils Frahm e Olafur Arnalds.


La sua sperimentazione e contaminazione di suoni e di stili si è rivelata vincente, infatti oltre ad aver attirato l’attenzione da parte della critica e di riviste importanti, può vantare un notevole successo di pubblico; con Puppet che è la sua canzone più ascoltata su Spotify, ha oltrepassato la soglia dei 100mila ascolti.


Hallelujah


Hallelujah è in perfetta continuità con il progetto dell'artista, che qui ancora più di prima tende ad aprirsi verso nuovi stili ed estetiche.


Un sound elettro-ethereal accompagna l’ascoltatore per tutta la durata della traccia, la pasta vocale di Yify è come al solito molto pregnante. Però in Hallelujah si impone con un portato emotivo di enorme rilevanza grazie all’alternanza, ricorrente nella sua opera, di strofe sussurrate e sensuali con altre in cui lascia scorrere tutta la sua espressività drammatica, come nel ritornello che risulta assolutamente memorabile.


Una traccia dalla struttura melodica incredibilmente efficace che fonde sonorità elettroniche alla poetica profonda e malinconica tipica dei cantautori dell’indie contemporaneo, il tutto all’interno di un frame impeccabile per atmosfera e produzione.



 




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